UNA
CHIESA PER LA
“NUOVA VIAREGGIO”
SAN
PAOLINO
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8
SETTEMBRE 1896
Viareggio,
dopo le operazioni di bonifica programmate da Bernardino Zendrini,
cominciò a crescere rapidamente passando dai circa 400 abitanti del 1740 ai
1.762 del 1782 e poi ai 3.579 del 1820. Di quel periodo è pure la costruzione
della prima darsena viareggina che testimonia l’importanza
che aveva già assunto l’attività marinara e cantieristica nel
contesto dell’economia della città. Nel l820 Viareggio fu elevata a
rango di città e, sempre nello stesso anno, Maria Luisa di Borbone,
Duchessa di Lucca, dettò precise norme in materia urbanistica che regolamentavano il futuro assetto del territorio. Fu
stabilito infatti che ogni nuova costruzione dovesse
essere autorizzata dal regio architetto Lorenzo Nottolini, il quale avrebbe
stabilito il luogo più adatto alla realizzazione di ogni nuovo fabbricato, “avuto
riguardo della regolarità delle strade ed ornamento della città”.
Il Nottolini redasse
anche il piano regolatore di Viareggio, riprendendo lo schema già tracciato a
suo tempo dal Valentini, che peraltro si rifaceva, a
sua volta, all’impianto urbanistico impostato dall’ingegner Azzi
nel 1682. Dal piano del Nottolini si può rilevare che
la città si sviluppava lungo le direttrici monti-mare e sud-nord partendo dal
canale Burlamacca che rappresentava il fulcro dell’economia
cittadina, ma anche il limite estremo. Il successivo sviluppo, conformemente
alle previsioni del Nottolini, fu condizionato e
stimolato dalla nascita e dal successivo incremento dell’attività
turistica a partire dal 1828, data della
costruzione dei primi due stabilimenti balneari di Viareggio: il “Nettuno” e
il “Dori”, rispettivamente per gli uomini e per le donne (secondo la
morale del tempo).
La
rapida crescita della città è anche testimoniata dalla realizzazione
della chiesa di Sant’Andrea, ultimata nel 1844. Ma l’Ottocento è un secolo di radicali trasformazioni della
realtà economica e del tessuto urbanistico della città. Fra il 1860 e il 1870 sorgono sulla spiaggia, dal canale a piazza Mazzini, tutti
gli stabilimenti balneari su palafitte che caratterizzeranno Viareggio come uno
dei centri turistici e mondani più rinomati d’Europa. Nel 1871 fu realizzata la
seconda darsena, la darsena Toscana; dai cantieri navali scendevano in mare
superbi velieri e la marineria velica viareggina in
quegli anni aveva una consistenza di circa 200 “legni”
che solcavano le rotte di tutti i mari del mondo.
Ma se la
realtà marinara e cantieristica riusciva ad essere contenuta nel suo alveo
storico lungo il canale Burlamacca, la Viareggio
turistica delle rotonde sul mare dei grandi alberghi dalle ricercate
architetture eclettiche produsse una massiccia espansione urbanistica lungo la
fascia litoranea e verso nord, superando il limite estremo che era stato
rappresentato dalla piazza Mazzini e dalla pineta.
Nella zona selvaggia oltre il “Palazzo delle Muse” – l’Ospizio marinaro
di Firenze – sorsero nuovi quartieri residenziali e
quelle zone ancora vergini della città furono al centro di operazioni di
speculazione edilizia spesso mascherate come interventi di “valorizzazione”
del territorio. In questo contesto possono essere
inserite le vicende dello spostamento della stazione ferroviaria e del mercato
cittadino, che ebbero avvio negli ultimi anni dell’ottocento e si conclusero
per il mercato nel 1924, con la realizzazione del centro commerciale del “piazzone”, e nel 1936 con la realizzazione della nuova
stazione al termine delle vie Mazzini e XX Settembre.
Nasceva
così una nuova Viareggio che non aveva più come fulcro il canale, bensì la via Mazzini. Una città nuova che sentiva “oltre ogni dire
la necessità dell’istituzione di una nuova parrocchia, che non trovasse
grandissimo ostacolo nella mancanza di una chiesa in quella località”. E
per superare quella mancanza l’allora Arcivescovo di Lucca, monsignor Nicola Ghilardi, il 19 luglio 1883 emanò una “notificazione”
che invitava alla raccolta di oblazioni “in
Viareggio e altrove”, nella quale si legge: “Viareggio, città a
noi carissima perché, a Dio mercè, vi si conserva,
nel suo vigore la fede non ostante la malvagità dei tempi, trae a sé la nostra
attenzione, e ci presenta un grave bisogno che domanda sollecito provvedimento.
Infatti, mentre è assai diminuito il numero dei religiosi che nelle due
parrocchie ivi esistenti attendono alla cura delle
anime, va del continuo aumentandosi la popolazione per modo che i due Revendendi Parroci coi sacerdoti che li coadiuvano nel
sacro ministero, non bastano, benché pieni di zelo e di attività, a soddisfare
a tutti i bisogni, e a quello segnatamente dell’istruzione religiosa. Quindi la
necessità di una terza Parrocchia e di altri sacerdoti
che, addetti alla medesima, diano opera in coltivare quella parte della mistica
vigna del Signore che sarà loro assegnata”. L’invito non fu disatteso e nel
1882 fu stabilito che la nuova chiesa di San Paolino sarebbe nata dallo “smembramento
in parte delle Parrocchie di Sant’Antonio e di Sant’Andrea ivi esistenti”.
La
chiesa, costruita su terreno ceduto dal Comune con deliberazione consiliare in
data 14 novembre 1884, fu inaugurata l’8 settembre
1896. Una puntuale testimonianza ci viene fornita
dalla “Guida manuale di Viareggio e dei dintorni” di C. Michetti, del 1893, che così descrive il nuovo edificio
religioso: “Da monsignor Nicola Ghilardi
Arcivescovo di Lucca fu messa la prima pietra di questa chiesa il 9 luglio
1886. E’ stata costruita col disegno dell’ing. Eugenio Del Prete e sotto l’assistenza
di Paolino Gemignani, ambedue viareggini;
è una bella chiesa sullo stile del ‘300. Il terreno fu donato dal Municipio di quel tempo (funzionava da sindaco Paolo
Del Prete) e per sopperire alle spese della costruzione e per il benefizio
inerente alla chiesa stessa, si è occupato moltissimo il compianto
canonico Menesini. Con l’opera poi ha concorso alle
spese di costruzione anche il signor Attilio Nottolini di Lucca. All’esterno questa chiesa non dimostra quello che
effettivamente è; ma se vi entriamo siamo costretti ad esclamare che è un
tempio elegante e di buon gusto. I soffitti sono a volta e sostenuti da archi e
da pilastri di pietra. La volta di mezzo è assai più elevata delle laterali; e
in esse volte vi figurano spartiti bellissimi a fondo
celeste scuro con stelle dorate, lavoro ben fatto da Egidio Marcucci
di Viareggio, L’altar maggiore, il ciborio fatto a tempietto, la balaustrata e l’impiantito
sono di marmo; e possiamo dire che, dopo Sant’Andrea,
è la chiesa più bella di questa città; ed anche la più vasta, poiché misura in
lunghezza metri 49 ed in larghezza 18,30.
PAOLO FORNACIARI
“Centenario della Parrocchia” – Pagina 6-7